Mediazione civile telematica. E’ vera soluzione?

Apprendo solo oggi il testo dell’art 20-bis della legge di conversione del Decreto “Cura Italia” che domani sarà approvato in Parlamento il quale prevederebbe che “Nel periodo dal 9 marzo al 30 giugno 2020, gli incontri di mediazione in ogni caso possono svolgersi in via telematica con il preventivo consenso di tutte le parti coinvolte nel procedimento. Anche successivamente a tale periodo gli incontri potranno essere svolti, con il preventivo consenso di tutte le parti coinvolte nel procedimento, in via telematica, ai sensi dell’articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, mediante sistemi di videoconferenza. In caso di procedura telematica l’avvocato, che sottoscrive con firma digitale, potrà dichiarare autografa la sottoscrizione del proprio cliente collegato da remoto ed apposta in calce al verbale ed all’accordo di conciliazione. Il verbale relativo al procedimento di mediazione svoltosi in modalità telematica sarà sottoscritto dal mediatore e dagli avvocati delle parti con firma digitale ai fini dell’esecutività dell’accordo prevista dall’articolo 12 del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28.”

Tale emendamento suscita non poche perplessità in capo agli operatori della mediazione civile.

In primis, l’emendamento sembra voler sdoganare definitivamente la mediazione telematica laddove prevede che “Anche successivamente a tale periodo gli incontri potranno essere svolti, con il preventivo consenso di tutte le parti coinvolte nel procedimento, in via telematica”.

La mediazione telematica deve essere intesa come un rimedio provvisorio all’attuale emergenza che ci costringe tutti a casa e che non ci consente di partecipare dal vivo agli incontri o, comunque, un rimedio a situazioni in cui vi è l’impossibilità di una delle parti di recarsi presso la sede dell’organismo.

La partecipazione personale della parte è fondamentale affinchè il mediatore possa instaurare con la stessa un rapporto di fiducia e di confidenza tale da consentirgli di “guidarla” verso il raggiungimento di un accordo. E questo non può prescindere dalla presenza dal vivo della persona che consente al mediatore di “leggere” il linguaggio non verbale del corpo, percepirne lo stato emozionale, elementi ESSENZIALI di cui un vero mediatore non può fare a meno.

Ma la cosa che lascia più perplessi è la previsione per cui “l’avvocato, che sottoscrive con firma digitale, potrà dichiarare autografa la sottoscrizione del proprio cliente collegato da remoto ed apposta in calce al verbale ed all’accordo di conciliazione”. Il verbale relativo al procedimento di mediazione svoltosi in modalità telematica sarebbe infatti sottoscritto dal mediatore e dagli avvocati delle parti con firma digitale ai fini dell’esecutività dell’accordo.

Lascio ad altri le considerazioni circa l’opportunità, ma anche circa la liceità da un punto di vista giuridico, che l’avvocato possa dichiarare, sotto la propria responsabilità, l’autografia della firma del proprio cliente su di un atto stragiudiziale. Nel nostro ordinamento tale facoltà è prevista solo per gli atti giudiziali, come evidenziato dall’art. 83 c.p.c..

La cosa che l’emendamento dà per scontato è che – in un periodo in cui è vietato uscire di casa – il cliente si rechi presso lo studio del suo avvocato, si colleghi da remoto con il mediatore, e quindi possa apporre lì la propria sottoscrizione che l’avvocato certificherebbe con la propria firma digitale per poi inviare il verbale all’organismo.

Ragionando diversamente, si dovrebbe immaginare il cliente che, a casa propria, stampi il verbale, lo sottoscriva, per poi scannerizzarlo e rinviarlo via mail. Le recenti statistiche ci evidenziano che il 35% delle famiglie italiane non abbia nemmeno un pc presso la propria abitazione, figuriamoci la stampante e addirittura lo scanner.

Se il Governo o il Parlamento hanno in mente la soluzione a questi problemi pratici, li invito a risolverli immediatamente, da domani, in sede di conversione del decreto, altrimenti avremo avuto un’altra occasione persa per migliorare l’istituto della mediazione civile che, ad oggi, ha già dato molto in termini di sgravio di lavoro dei tribunali e, soprattutto, quale strumento di pacificazione sociale.

Con invito a condividere questa comunicazione per farla arrivare sul tavolo di chi studia le riforme.

Con invito a consultare per tempo gli operatori che da dieci anni operano quotidianamente sul campo: noi mediatori e organismi di mediazione.

Il 1° marzo 2019 l’Assiom è stata ricevuta dal Ministro Bonafede al quale ha presentato un pacchetto di riforme qui riassunto.
Per chi fosse interessato mettiamo a disposizione la bozza con la proposta delle riforme.

Con i migliori saluti.

Avv. Giovanni GIANGRECO MAROTTA
Presidente dell’ASS.I.O.M. – Associazione Italiana degli Organismi di Mediazione

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One Comment

  1. Non solo in questo modo disastrano ancor più la Mediazione. Ma nessuno chiede al governo soldi a fondo perduto per noi organismi? Ne abbiamo bisogno come tutti, visto che le spese quelle ci sono sempre! Invito tutti a riflettere anche su questo che non è da meno (commercialisti, consulenti del lavoro, locazioni, ecc, vanno pagate anche da noi!!!

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